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SACMI avvia in Ceramica Flaminia nuovo impianto di recupero e ultra-filtrazione dell’acqua
Prima installazione industriale per la rivoluzionaria tecnologia SACMI, presentata in anteprima al mercato lo scorso settembre. In Flaminia tratterà 5mila metri cubi d’acqua l’anno, con riutilizzo della stessa (e delle materie prime recuperate) a fini “nobili” del processo
Ridurre drasticamente il consumo di acqua e – allo stesso tempo – recuperarla integralmente, insieme al precipitato solido in essa contenuta, per rialimentare il processo produttivo. È l’ambizione del nuovo impianto SACMI per il recupero e trattamento delle acque reflue, presentato di recente al mercato e oggi premiato da Ceramica Flaminia, che l’ha installato e avviato con successo nel proprio quartier generale di Civita Castellana.
Come funziona? Il processo è bistadio. Un pretrattamento del refluo per ottenere una prima sedimentazione. Quindi un impianto di ultrafiltrazione a membrane: qui il principio di funzionamento adottato è quello della filtrazione tangenziale che, grazie a membrane filtranti appositamente progettate, non richiede l’aggiunta di additivi chimici, tradizionalmente utilizzati nei processi di decantazione e separazione solido-liquido.
Risultato, l’acqua recuperata – nel caso di Flaminia, oltre il 90% in volume dei 5mila metri cubi trattati – può essere impiegata per tutti gli utilizzi idonei nel processo produttivo del sanitario (ad esempio il lavaggio degli stampi durante il processo di colaggio in alta pressione o le linee di smaltatura). Allo stesso modo il precipitato solido recuperato – prima semplice rifiuto che doveva essere smaltito – può essere riutilizzato direttamente nell’impasto, chiudendo il cerchio in ottica economia circolare.
Brevettata SACMI – per il processo di ultrafiltrazione tangenziale, nella specifica applicazione all’ambito reflui del ceramico – la soluzione si distingue anche per la sua modularità. L’obiettivo dichiarato in Flaminia è infatti quello, dopo una prima fase di esercizio del nuovo prototipo di impianto, di estenderne la capacità fino ad esaurire l’intero fabbisogno della fabbrica nel trattamento e recupero delle acque reflue.
Per parte SACMI, la soluzione fa da apripista ad un nuovo approccio alla gestione dei consumi idrici di fabbrica, con un risparmio stimato nel consumo di acqua di falda, grazie a questo sistema, anche superiore al 70%, e con la possibilità di implementare logiche di recupero integrale del precipitato solido, da rifiuto a risorsa nobile da reimpiegare del processo produttivo.
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